Torniamo nei Monti Dauni per la seconda parte dell’ Edumotional tour Autunno, Bandiere arancioni a Rocchetta Sant’Antonio: aggiungi un posto al tavolo, proposto dal comune di Rocchetta Sant’Antonio (Fg), raccontato dalla giornalista Paola Maria Raimondi per Profondo Viaggio & Alchemica Mistura.

( Testo e foto di Paola Maria Raimondi )

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La seconda meta di questo interessante percorso è Bovino, paese dalle antichissime origini, inserito tra i Borghi più belli d’Italia e insignito, dal dicembre 2013, della Bandiera Arancione dal Touring Club; altro tipico borgo arroccato su un’altura che domina il paesaggio e ci invita a scoprirlo…ed è subito fascinazione.

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L’incanto di Bovino è dato dalle case, perlopiù bianche, che si offrono alla vista e ai nostri passi come signore di un’eleganza forse un po’ desueta, dalle viuzze lastricate in pietra di fiume, i palazzi nobiliari, i balconi torniti, i numerosi portali  di pietra delle abitazioni private (per via delle quali è chiamata “Città degli 800 portali”).

Gli elementi architettonici convivono in un ordine armonico, cui contribuisce la pulizia dell’abitato storico medioevale, rimasto immutato nel tempo.

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Ci introduce alla sua storia, percorrendone le strade, Michele Grande, una giovane guida molto preparata e, come tutti, entusiasta delle bellezze del suo paese.

Apprendiamo così che le origini di Bovino sono ancora incerte.

Vibinum per i Romani, che probabilmente significa “bue”, la città, al crocevia tra Puglia e Campania, per secoli è stata luogo privilegiato di scambi commerciali: ciò che la rese prospera a lungo.

Forse Annibale si accampò qui, prima della battaglia di Canne? Resta ancora un mistero.

Numerosi i suoi monumenti, tutti degni di nota: la Basilica Cattedrale, il Castello, il Museo Diocesano, la Villa Comunale sono i più importanti.

Dal bar dove sostiamo per un caffè, abbiamo la veduta della Villa Comunale, in fondo a un bel viale alberato di ippocastani, dove varrebbe la pena passeggiare…

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Ma non c’è tempo, ci attende il Castello.

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Dopo una leggera salita, si giunge nel vasto spiazzo sul quale si erge il Castello Ducale, in posizione strategica sull’arteria di strade che correva lungo la valle

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Da qui si può godere di  un paesaggio verdeggiante che rasserena.

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Ebbe origini normanne intorno al 1000, fu ampliato da Federico secondo di Svevia, che provvide anche a costruire il Cassero alle sue spalle, residenza del suo luogotenente.

Nel milleseicento divenne dimora dei duchi di Guevara e via via, col trascorrere del tempo, vi risiedettero personaggi illustri: Torquato Tasso, Maria Teresa d’ Austria, papa Benedetto tredicesimo.

La sua torre normanna, di forma circolare, conserva intera la maestosità e non è arduo immaginare la sua funzione di baluardo, soprattutto nel periodo delle scorribande dei briganti.

Dal Castello al museo: il Museo Diocesano, scrigno di bellezze tutte da ammirare.

Il museo è stato aperto nel 1999 per volontà di monsignor Giuseppe Casale, proprio per custodire il prezioso patrimonio della diocesi.

Ospitato in un’ala del palazzo ducale, offre al visitatore la possibilità di apprezzare, all’intero delle sale, reliquiari, ostensori, oltre ad oggetti liturgici, sculture e dipinti.

Tra questi, da segnalare due dipinti su tela del diciassettesimo secolo: “San Sebastiano”, attribuito a Mattia Preti e “Crocifissione di San Pietro” con reminiscenze caravaggesche; e due statue che colpiscono, della stessa epoca: “Sant’Andrea” e “Arcangelo”.

Ad attrarre la mia attenzione è il braccio reliquario di San Marco del quindicesimo secolo, che sembra alzarsi per ammonire chi lo guardi; nonché un manufatto di una grazia particolare: la “presentosa”.

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Gioiello tradizionale femminile, di provenienza abruzzese, faceva parte della dote nuziale e indossato in occasione di feste. Strano il nome: ha il significato di dono, di presentazione o di presunzione (tutta femminile)?

Il cuore al centro del medaglione, dal significato simbolico, ha una pregnanza squisitamente femminile e valore simbolico: se posto avanti, significava che la donna che lo indossava era ancora libera, con due cuori si trattava di una donna sposata.

Ma c’è un altro cuore all’interno del Museo: la Cappella privata, con un pavimento in maiolica a linee di colore azzurro, dove è conservato un reliquario d’argento con il frammento di una spina della corona di Gesù.

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Ci affacciamo a guardare e io stupisco per la modernità del disegno pavimentale.

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Dopo un giro tra l’ozioso e il piacevole, per le stradine del centro, giungiamo davanti alla Basilica Cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, dichiarata monumento nazionale nel 1890; e penetriamo al suo interno a tre navate.

Interessanti il fonte battesimale, che poggia su un capitello ionico capovolto, le colonne in granito, rinvenute da edifici di epoca romana e il coro ligneo del ‘600.

Usciti dalla penombra della chiesa, si torna ad ammirare la facciata, di uno splendido romanico pugliese, con il rosone raffigurante il Cristo Pantocratore.

Ma è il bue con le corna mozzate, alla sua sommità, che colpisce e quasi fa sorridere.

E che dire della piazzetta, dove si erge tra gli altri edifici, con la sua sobria ma imponente presenza?

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Possiede la magia delle piccole piazze della nostra Bella Italia, ma io sono stregata dalla visione di una giostra di paese che si è posizionata proprio lì accanto e che crea un effetto straniante: un “sacro” e “profano” che si parlano vicini e ci parlano della nostra comune umanità.

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Il sito ufficiale dell’ufficio del turismo di Bovino.

 

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