Ho sempre amato il mare in modo viscerale, come se ricordassi di essere nata lì, in un altro tempo. Da bambina desideravo provare almeno un giorno a vivere da sirena, e chiedevo a mia mamma se fosse possibile esaudire questo desiderio pungente.

Vivo  il mare approfittando della nostra vicinanza qui, come se fosse la prima e l’ultima volta che faccio esperienza del suo corpo e della sua voce.
Mi alzo presto, raggiungo la spiaggia, e mano a mano che mi avvicino sale la sensazione di immensa, languida e intensa piacevolezza che provo al pensiero di sedere di fronte a lui, e respirare il suo odore.
Mi metto in meditazione di fronte a lui, canto gli armonici dei chakra e le vocali del mio nome, entrando in profonda connessione con ciò che mi circonda, incluso ciò che gli occhi fisici non vedono.
Il miglior ristorante sul mare è un pareo steso sulla spiaggia, dove siedo comodamente gustando cibo semplice preparato a casa, occhi negli occhi con le onde.
Trascrivo il racconto diario delle mie giornate qui, e fra un intervallo e l’altro dalla scrittura, immergo i piedi nell’acqua, salutando il mare attraverso il contatto fisico.
Leggo e studio con un tappeto sonoro che ha lo stesso potere terapeutico di ciò che si dice a proposito della musica di Mozart.
Il mare risana le bussole interiori che hanno perso il senso della direzione. Riordina le parole e i sentimenti che non trovano casa.

Quando arriva il momento di salutarlo.allungo le braccia verso il mare, lasciando che si strofini sulle mie mani e le allacci, mentre gli sussurro: A domani…

 
 

 
 
 

Existe una palabra latina de gran belleza, contemplari. Significa atisbar el Horizonte, mirar lo lejano, maravillarse por algo grande…

(Roberto M. Sarai)

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