Ho conosciuto Ischia, il cui nome saltella sulle bocche dei viaggiatori e degli amanti delle vacanze rilassanti per corpo e sguardo, in occasione del mio viaggio a Procida. Sono arrivata qui, ancora una volta, via mare, che è stato il costante e fascinoso veicolo dei dieci intensi giorni trascorsi a Procida, con incursioni a Pozzuoli e Ischia.

Ischia - e - Castello - AragoneseIschia - e - Castello - AragoneseIschia - e - Castello - Aragonese

Ischia è l’isola più grande e più mondana dell’arcipelago delle isole Flegree, come la sorella minore, Procida.

Ischia - e - Castello - Aragonese

Poche ore non sono sufficienti, per esplorare la ricchezza della personalità di un’isola come Ischia, che va conosciuta e goduta nella sua bellezza che unisce i sapori di una trattoria casalinga con quelli di un elegante ristorante di alta cucina, ma permettono di annusare l’aroma che l’isola emana.

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Quando sono sbarcata dal traghetto, ho subito percepito l’atmosfera che si respira qui: una rilassatezza morbida ed elegante, attenzione e cura del nutrimento dello sguardo – a cui la natura mediterranea dà un contributo rilevante – amore per la cultura, intesa sia come tradizioni isolane e partenopee da  offrire ai numerosi “forestieri” italiani e stranieri che ogni anno approdano qui, sia come condivisione del frutto dell’arte, che qui trova una sua casa accogliente.

Ischia è colore: le sfumature del blu e del verde acqua del mare, le tinte pastello delle case, il rosso acceso dei peperoncini, il bianco e grigio azzurrino delle piume dei gabbiani.

Ischia - e - Castello - Aragonese

Ischia sembra a tratti un’isola di ceramica; spesso, lungo la strada, ci si imbatte nel frutto del lavoro di artigiani sapienti, trasposto nei decori della bella fontana di via Mazzella (accanto alla famosa galleria Mazzella), nelle targhe delle abitazioni che parlano dell’amore per il mare e la vita condotta al suo fianco.

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I mazzi fiammeggianti di peperoncini, un altro simbolo della terra che della dea Partenope ha adottato il nome e la passione si possono trovare non solo fra i banchi dei fruttivendoli, ma a sorpresa come ornamento scaramantico nei luoghi del vivere quotidiano.

Ischia - e - Castello - Aragonese

Una delle sfaccettature della personalità di Ischia è il suo lato turistico: quasi ovunque, nelle zone più frequentate da turisti e viaggiatori, si trovano negozi che vendono i tipici prodotti ischitani e campani: vale la pena fermarsi a dare un’occhiata, approfittando della possibilità di degustare e riempire gli occhi di colori.Ischia - e - Castello - Aragonese

Qualche passo più avanti, ci si imbatte in un luogo di cultura, come può essere, nel mio caso, la Galleria d’arte Mario Mazzella, dedicata al grande artista ischitano, che della sua isola natia ha saputo restituire, attraverso composizioni essenziali ed evocative e colori che richiamano le sfumature isolane, la pelle del mare e il colore della sottile malinconia che a volte la sua brezza soffia nelle orecchie insieme all’eco delle onde. Oggi la galleria è gestita dal figlio di Mario, Luca Mazzella, che io e mia mamma abbiamo avuto il piacere di conoscere, e che, attraverso le sue parole, ci ha permesso di conoscere un po’ più da vicino l’opera artistica di suo padre.

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Luca Mazzella, figlio di Mario, con i quadri del padre, grande artista ischitano
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Luca Mazzella, figlio di Mario, insieme a mia mamma durante la nostra visita alla Galleria Mazzella

Una curiosità che riporta all’epoca del Grand Tour d’Italia nel quale la Campania era una delle tappe obbligate, come ho già accennato a proposito del Vulcano Solfatara di Pozzuoli: Mario Mazzella fu iniziato alla pittura dall’artista romeno John Pletos, che a Ischia era approdato proprio seguendo l’itinerario di goethiana memoria.

La maggior parte del tempo disponibile sull’isola di Ischia è stata spesa in lunghe passeggiate lungo il corpo del Castello Aragonese, simbolo di Ischia, che, come un grosso gatto pacioso, osserva la vita che scorre sull’isola, arroccato su un isolotto di roccia rachitica (ovvero magmatica) che si raggiunge attraverso una lingua di terra che lo collega al comune di Ischia Ponte, antico borgo di pescatori e dimora designata dalle famiglie nobiliari qui trasferite dal Castello.

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Il Castello Aragonese
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Ischia Ponte, vista dal Castello Aragonese
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Ischia Ponte
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Ischia Ponte

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A vederlo da lontano, immerso quasi in una dimensione metafisica, pare un luogo di meditazione, ma facendo indossare allo sguardo un filtro di colore diverso, lo si può vedere come l’espressione fatta materia di un forte senso di supremazia.

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Il Castello Aragonese, visto da Ischia Ponte
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La passatoia che conduce da Ischia Ponte al Castello Aragonese, vista dall’alto del Castello

Il Castello Aragonese deve il suo nome dalla dinastia degli Aragona, che nella persona di Alfonso I d’Aragona gli diedero l’assetto attuale nel XV secolo d.C. In origine però il suo nome era Castrum Gironis, anche se non è chiaro se derivasse da Gerone, tiranno di Siracusa (a cui si deve il primo insediamento, nel V secolo a.C.) o se sia da tradurre come “giro di mura fortificate”.

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Se si pensa a cosa rappresenti, in epoca attuale, il Castello Aragonese per l’isola di Ischia, prevale la prima impressione: nelle sue stanze oggi sono ospitate mostre d’arte e festival di musica e cinema, e nei suoi giardini lussureggianti che si affacciano sul blu Tirreno che scintilla al sole si passeggia in silenzio o esclamando sospiri di meraviglia, le parole rese polvere dalla potenza della Bellezza.

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A rendere più intensa l’atmosfera rarefatta di questo luogo dall’anima antica e dallo spirito contemporaneo, si aggiunge la compagnia di un gabbiano del tutto confidente nella bontà degli esseri umani: con grande serenità contempla il mare e si lascia ammirare, in tutta la sua marina beltà, senza mai prendere il volo. Insieme a lui vivono alcuni gatti multicolori, che paiono amare sopra ogni cosa l’arte dell’ozio sensuale, del quale i gatti sono supremi maestri.

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Sono molteplici i panorami che si possono ammirare dai giardini e dalle mura del castello: dalla suggestiva Cattedrale dell’Assunta (e dalla caffetteria del Monastero) si scorge la baia di Sant’Anna (luogo di archeologia sottomarina, in quanto sembra che i suoi fondali custodiscano i resti dell’antica città romana di Aenaria: il nome della baia è dovuto invece alla piccola chiesa dedicata a Sant’Anna, insieme ai resti del Ninfeo della Torre di Michelangelo); dall’antica Torre di avvistamento si possono scorgere le sagome bluastre dell’isolotto di Vivara e dell’isola di Procida, mentre la splendida isola di Capri ci fa l’occhiolino mentre sediamo in contemplazione al Terrazzo degli Ulivi e al Caffè Il Terrazzo.

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Gli ulivi come bambini assorti nella curiosità di una gita scolastica: il mare è il loro libro della Scoperta
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Capri in blu
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L’antica torre di avvistamento
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Procida e Vivara: una finestra sulla contemplazione
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Procida e Vivara

Oltre a numerose mostre d’arte contemporanea (ospitate principalmente nella Chiesa dell’Immacolata, del XVIII sec.) e a interessanti reperti archeologici, il Castello Aragonese offre un piccolo mondo antico da percorrere in attenta osservazione: i resti della già citata Cattedrale dell’Assunta, con i suoi bruni putti in rilievo e la Cripta gentilizia (XI/XII sec.) con i meravigliosi affreschi (XIII/XVII sec.), la Chiesa della Madonna della Libera (XII sec.), che offre anch’essa affreschi risalenti al periodo fra il XV e il XVI secolo, e piccole mostre d’arte, l’inquietante cimitero delle monache Clarisse (originarie di nobili famiglie che le avevano destinate al convento fondato da Beatrice Quadra D’Avalos nel 1575 per questioni di eredità),  dove i corpi delle monache decedute venivano sacrificati alla meditazione sulla morte e sul carattere effimero del corpo, in cui  le monache ancora vive si esercitavano quotidianamente.

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Mostre d’arte contemporanea negli spazi della Chiesa dell’Immacolata
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Mostre d’arte al Castello Aragonese
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Particolare di un dipinto che raffigura il Castello Aragonese
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La Cattedrale dell’Assunta vista dal basso

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Arte, archeologia, natura: una visita al Castello Aragonese può – anzi, deve! – durare almeno una giornata intera, se si ama viaggiare con lentezza.

Se poi si aggiunge un Incontro, ovvero il condimento supremo del viaggio, non c’è dubbio: si percorrerà la galleria che traghetta fuori dal Castello indossando un bel sorriso.

Così è stato: durante la visita al castello, abbiamo conosciuto l’amabile signora Clementina Petroni, madre dell’attuale direttore del castello, e fine artista visiva, pittrice e ceramista, che sapendo che eravamo due giornaliste in visita, ci ha offerto un caffè al Caffè Il Terrazzo, e soprattutto ci ha fatto dono di una piacevolissima chiacchierata, che ha spalancato il cuore e la mente, aprendo come sempre accade con le persone di spessore, nuovi varchi alla visione.

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Clementina Petroni, pittrice e ceramista
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Clemetina Petroni

Alcune opere di Clementina, donna intelligente e impegnata nella cura del castello e delle sue attività culturali, sono esposte nella chiesetta della Madonna della Libera: i suoi quadri spiccano per il colore esuberante e le geometrie che sembrano essere composte con i tasselli di un mosaico antico.

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Opera di Clementina Petroni
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Opera di Clementina Petroni

 

Ci siamo salutate con la promessa di rivederci, in futuro, nella sua bella isola, magari per un’altra chiacchierata fra gli ulivi verde acqua fra i quali si aggirava la principessa poetessa Vittoria Colonna. Magari, chissà, per dare corpo a progetti culturali che diffondano e difendano il valore di nutrimento della Bellezza.

All’uscita del castello qualcuno ci ha fermate, porgendoci un manifesto arrotolato: l’ultimo dono di Clementina, recante una dedica squisita come i suoi modi, eleganti e gentili.

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Il portale di informazione turistica dell’isola di Ischia 

Tutte le informazioni utili per programmare una visita al Castello Aragonese

 

Le tappe precedenti del viaggio in Campania:

Assaporare l’Ascolto – Procida 

Visita alla Solfatara di Pozzuoli, la Dimora del Dio Vulcano

 

32 thoughts on “Ischia, dove Natura e Cultura si abbracciano”

  1. Sei riuscita a rendere viva l’arte di cui parli lungo tutto il post, leggendolo sembra davvero di essere in una tappa del “Gran Tour d’Italia”

    1. Ciao Marina, se ami Procida tieniti aggiornata sulla pagina fb del blog: fra non molto arriverà anche il racconto di questa fascinosa e schiva isola sorella di Procida! 😉

  2. E’ uno di quei posti che più mi è rimadto nel cuore e che non vedo l’ora di visitare ancora…ti faccio sinceri complimenti per questo bellissimo articolo!

  3. Ma che belle foto! Bastano quelle per perdersi. Intanto ti ringrazio per avermi insegnato che ischitani sono gli abitanti di Ischia 😀 Sono esterofila, ma sto imparando a dedicare sempre più tempo al mio Paese, e Ischia è nella lista 🙂

  4. Questo post e le foto mi hanno fatto venire voglia di andare subito a Ischia! Un posto magico che mi riprometto di vedere

  5. Sei riuscita con questo splendido articolo a trasportarmi nel magico mondo di Ishia, isola che conto di visitare presto. Mi piacciono molto le foto e i dettagli sulle tradizioni locali.

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