“Non chiamatemi Maestro”: questa la richiesta di Giorgio Strehler, a tutti noto come l’emblema del regista teatrale, ma che, prima di tutto era, come tutti, un essere umano. Un uomo.

All’uomo Giorgio Corrado D’Elia dà voce e corpo nello spettacolo Non chiamatemi Maestro, in scena al teatro Arsenale di Milano;  in un’atmosfera suggestiva come il distillato dell’essenza teatrale, si rivolge al pubblico, raccontandosi: ovvero raccontando Giorgio, prima del “maestro” Strehler.

Corrado D’Elia in un momento del monologo

Su di un immaginario palcoscenico, evocato dalla voce e dallo sguardo di D’Elia, scorrono i compagni d’arte e di viaggio di Giorgio Strehler, da Valentina Cortese, a Paolo Grassi, ad Andrea Jonasson, la sua infanzia triestina riecheggia nelle strade di Milano, dove Giorgio Strehler arriva da ragazzo, e dove rimane fino all’ultimo, facendo dono alla città, insieme a Paolo Grassi, di una istituzione teatrale riconosciuta internazionalmente come casa dell’eccellenza teatrale: il Piccolo teatro.

Il monologo di D’Elia racconta anche il “dietro le quinte” di un’esistenza dedicata alla creazione artistica, mostrando come, dietro ogni uomo e donna d’arte, si esprima sempre l’umanità unica di una persona che ha saputo trasmutare i paesaggi della propria esistenza in opere d’arte.

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