Santarcangelo di Romagna: un nome evocativo per un borgo che potrebbe vendere fascino nelle botteghe che punteggiano le sue stradine antiche.
Il nome di questa cittadina romagnola è strettamente connesso a quello di San Michele Arcangelo, in quanto sorta in una zona adiacente alla chiesa a lui dedicata. L’Arcangelo Michele è anche il patrono del borgo.

 

 

Santarcangelo ha una personalità gioviale, non solo perché nasce in una terra, quella romagnola, portata per tradizione all’apertura verso i visitatori, in cerca di cultura e bellezza ma anche di occasioni di di-vertere dalla vita quotidiana; parliamo di una sfumatura fra tante di una personalità unica, che indossa il profumo di un fascino misterioso….ma non troppo: Santarcangelo non si vuole “dare arie”, ma anzi, apre le braccia a chi ha desiderio di conoscerla e percorrerla, nelle sue strade e negli eventi che offre con generosità ad abitanti e ospiti.

 

 

 

Oltre a Festival di importanza culturale come Santarcangelo dei Teatri qui si trovano molteplici occasioni di fare esperienza di quelle feste popolari e sagre locali che aiutano ad avvicinarsi allo spirito di una comunità e di un territorio: io le amo per il loro sapore ingenuo e autentico, che mi fa sentire per un attimo parte del loro mondo quotidiano.

 

Nonostante Santarcangelo sia un piccolo centro, è grande la varietà di spunti che permettono di conoscerla sempre meglio: le grotte (antichissime, la loro vera origine rimane avvolta nel mistero: paleocristiane? etrusche? dedicate al culto cristiano o di dei pagani?), la Rocca Malatestiana, i piccoli e interessanti musei (fra tutti il Museo del Bottone, al quale dedicherò un post apposito)… o anche solo un passeggiare lento e attento alla scoperta dei suoi lineamenti, fra stradine, suggestivi belvedere, e piccoli negozi.
C’è sempre qualcosa da scoprire, ovunque. In qualsiasi luogo, in ogni persona. Ricordiamolo.
Le mappe sono fatte per essere percorse, stropicciate, consunte, ridisegnate.

 

 

 
In alcuni momenti di queste giornate sono stata accompagnata da un amico ritrovato, che era stato il mio primissimo ospite di Couchsurfing (ho accennato a questa bella forma del viaggiare anche qui, e rinnovo la promessa…ne parlerò presto in modo più ampio). Con estrema gentilezza e simpatia L. mi ha fatto sentire bene accolta, condividendo anche la visione di alcuni spettacoli del festival, e la compagnia dei suoi simpatici amici.

 

Dal momento che si viaggia anche attraverso la sperimentazione dei sapori e delle diverse forme d’arte culinaria con cui sono combinati fra loro, consiglio volentieri due posti dove si può assaggiare un tipico prodotto della cucina romagnola: la piadina (chiamata anche cassone o crescione romagnolo quando è cotta con la farcitura), che ho trovato in versione vegana, ovvero all’olio (al posto dello strutto) nel piccolo e intimo Amarcord (con poesie in dialetto romagnolo di Tonino Guerra  appese alle pareti), che si trova a un passo dal Supercinema, e la frequentatissima Rosticceria Graziella (in via Rino Molari, dietro Piazza Ganganelli), dove si può chiedere anche l’impasto al farro.
Entrambe le piadinerie non sono integralmente vegane, ma avere la possibilità di provare un piatto tipico senza rinunciare al rispetto per la vita degli animali, è comunque un grande passo!
Finora ho visitato Santarcangelo sempre in estate, ma il sapore che percepisco mentre entro in contatto con le membra del suo corpo urbano, mi rimanda alla sensazione di quel calduccio che il rintanarsi in casa alla fine della giornata rende così piacevole nelle stagioni fredde. Forse perché i luoghi “piccoli” rimandano più delle grandi città alla sensazione di casa, di famiglia, di profumo di sugo e bucato, di gioco della palla e di rintocchi di campane che scandiscono le fasi delle giornate, e del vivere.
Luoghi comuni, ma in qualche modo specchio di un’Italia reale: quella dipinta per una sorta di educazione sentimentale al viaggio, a uso e consumo di viaggiatori stranieri di tutti i tempi, e che racchiude piccoli semi di saggezza.
Immagino le vite dei suoi abitanti, i loro passi confusi fra di loro; facile pensare che si conoscano gli uni con gli altri, o almeno si siano incrociati più volte.

 

 

 

 

Affrontando la calura più ostica, guadagno il privilegio di avere tutte per me le venature che percorrono Santarcangelo, le sue stradine che si stendono in attesa di compagnia, ma sanno riservarsi anche quel tempo del riposo pomeridiano che è usanza squisitamente mediterranea.

 

 

 

 

 

One thought on “Santarcangelo di Romagna: profumo di ballo liscio e fascino antico”

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