Come ogni anno, a Luglio il Teatro viene a fare visita a Santarcangelo di Romagna, che indossa per l’occasione l’abito di Santarcangelo dei Teatri.
Ricordo l’emozione della prima volta che ho preso parte a questa grande festa del teatro di ricerca. 
 
Quest’anno negli spazi della Biblioteca Baldini è stata allestita una mostra delle locandine delle prime dieci edizioni del festival: dal 1971 al 1980.
Osservando le immagini in bianco e nero di quegli anni, si respira l’aria di teatro della strada e della collettività: c’era una grande partecipazione da parte di un pubblico che probabilmente si lasciava rapire dalla magia straniante e nutriente della Narrazione, che il teatro, in qualsiasi forma e linguaggio, riesce comunque a comunicare.

Negli anni il Festival di Santarcangelo ha preso sempre più la strada della sperimentazione e delle ricerca, accogliendo il lavoro di artisti e gruppi italiani e internazionali, offrendosi come palco e incubatore di spunti fertili per qualsiasi Curioso, dell’arte e del vivere.

Quest’anno non ho potuto assistere a tutti gli spettacoli ai quali avrei desiderato prendere parte, ma l’assaggio è stato gustoso: posso definire la mia un’esperienza prevalentemente sonora.
 
L’Audio Guida di Cristian Chironi è stato un percorso auditivo che, attraverso la narrazione di frammenti di vita attinti dalle storie e dalle voci dei protagonisti dei mercati santarcangiolesi, e i miei passi, che ne percorrevano i profili immaginati in loro assenza, ha saputo creare ragnatele di immagini e suggestioni che, nel mio caso, hanno dato vita anche a immagini fotografiche.
Un soggetto, in particolare, è rimasto impresso: un piccolo pezzo di terra, un orticello nascosto in via Portici Torlonia, dietro a Piazza Ganganelli, dove pare siano state girate le scene di un film ambientato a Santarcangelo, negli anni ’50, probabilmente.
Si tratta di una piccola “comunità” di pomodori e rosmarino, che abitano insieme questo piccolo appezzamento, sicuramente curato con cuore e attenzione da qualcuno la cui presenza aleggia anche in sua assenza.
 
Fra loro, un Guardiano: una testa di bambolotto che funge da spaventapasseri, ma che è più che altro un’attrazione per le menti dalla fervida fantasia come la mia, che dipingono storie e immagini dagli spunti succolenti che incrociano lungo la loro strada.

 

Ma l’esperienza di ascolto per eccellenza è stata quella di Enrico Malatesta e del suo No Island but other connections: una serie di impulsi sonori appena accennati, che il pubblico, in attivo ascolto negli spazi esterni del MET (Museo degli Usi e Costumi della gente di Romagna), accoglieva nella luce del tramonto, in un’atmosfera carica di suggestioni e di rimandi, diversi per ogni singolo partecipante, ma condivisi nel silenzio carico di sonoro si veniva a creare istante dopo istante.

(No Island but Other Connections – Enrico Malatesta e Giovanni Lami)

Il Festival di Santarcangelo è un susseguirsi di stimoli che invitano ad ampliare la propria visione e creare spazio per



(Hearing – Mehr Theatre Group)
(Era Ieri – Teatro delle Briciole)

Un’iniziativa che è nata nella scorsa edizione, e che quest’anno è stata riproposta, è quella del Fondo Speculativo di Provvidenza : al prezzo di ogni biglietto acquistato è stato aggiunto una piccola maggiorazione del valore di 1 euro, che rende ogni spettatore-contribuente un “socio” del Fondo; nel 2015 la somma raccolta era andata a contribuire alla creazione di un fondo che destinato a un artista o a un gruppo designati dalla volontà popolare (ovvero del pubblico). Una sorta di borsa di studio che aveva come obiettivo la realizzazione di un progetto culturale attraverso un percorso di formazione e studio di altre realtà artistiche. Quest’anno le proposte dei soci per la destinazione finale del Fondo sono state affisse su un muro allestito in piazza, dove ogni contribuente aveva la possibiltà di “qualificare” o “squalificare” le diverse proposte.

Santarcangelo dei Teatri : la creatività è resa collettiva. Con gioia.

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