(ottobre 2016)
Bruges è un sospiro d’incanto.
La città principale delle Fiandre Occidentali è un quadro fiammingo, nel quale ci si immerge con la sensazione di essere sotto l’effetto di un incantesimo.
*Muovere i propri passi a Bruges, fra gabbiani, canali, e tetti gotici*
Passeggiare lungo le stradine medievali di Brugge (il suo nome originale, in lingua fiamminga), rinnova costantemente l’esercizio della meraviglia, che di giorno permette di osservare i tratti dell’architettura caratteristica dei paesi bassi, simile a un origami di carta, e di notte respira l’alito sospeso di una storia gotica sussurrata alle orecchie di chi sappia ascoltare.
Le case di Bruges stanno a braccetto l’una con l’altra, e le loro facciate di mattoni dalle tinte opache assomigliano al copricapo della regina di una fiaba gotica. Mi viene voglia di passare le giornate ad osservarle una per una, e cercare poi di disegnarle, lasciando libera la matita di esibirsi in ghirigori verticali.
Potrei passare lunghi momenti di rapimento nel contare le variazioni architettoniche che si ritrovano nella fantasia delle porte, delle finestre, e della punta dei tetti delle piccole case di Bruges.
L’autunno tinge le foglie degli alberi con i toni dell’oro e dell’ocra, che impreziosiscono come coroncine pagane le facciate delle case e dei palazzi: sembrano il volto di una ragazza a cui sfugga una ciocca di capelli dalla treccia.
Un tempo lento, assaporato, è quello che ci vuole per distillare l’essenza di Bruges, regina delle pubblicità metropolitane che invitano a solcare i cieli verso un altrove: anche all’aereoporto di Bruxelles.
Muoviamoci con lentezza, anche quando ci sembra di avere poco tempo a disposizione, e l’avidità di vedere tutto divora i nostri passi, facendoci inciampare. Cerco di ricordarlo anche a me stessa, che per natura e vorace curiosità sono portata a voler spuntare tutto l’elenco dei luoghi, delle occasioni di fruizione culturale, e soprattutto, di ogni angolo pulsante di vita vissuta.
Anche soggiornando lunghi mesi nello stesso luogo, qualcosa sfuggirebbe sempre, alla retina per farfalle che vorremmo tendere alla nostra esplorazione di viaggiatori curiosi della vita.
Forse è bello anche che sia così: perché in questo modo ognuno di noi può aggiungere la sua personalissima interpretazione alla narrazione dello stesso luogo, che non è mai in realtà uguale per tutti, come diversa è l’esperienza di una poesia.
A Bruges è bello passeggiare lungo i canali, alzare lo sguardo e lasciare che le ali dei gabbiani lo accarezzino con il loro candore, mentre la voce stridula scivola sul loro piumaggio fino ad arrivare al nostro volto, in una corrispondenza sottile.
(Se osservate attentamente questa sequenza di immagini, potrete notare la diversa posizione assunta dai gabbiani sui lampioni….anche questo è viaggiare!)
Bruges si presenta subito con la sua veste di cittadina lontana dalla smania di velocità delle grandi città. Quando arriviamo in stazione, dopo un lungo viaggio in pullmann dall’aereoporto di Bruxelles Charleroi, ci troviamo in un posto piccolo, dalla dimensione umana, dove gli arrivi e le partenze sono scanditi da un orologio incorporato nell’affresco che racconta la storia di Bruges.
Osservando, tenendo gli occhi puliti dalle scorie dell’indifferenza, troviamo tesori, ovvero quei piccoli, importanti dettagli che parlano dell’essenza di un luogo, della sua storia, delle sue radici.
A Bruges sono le tinte ruggine e bianco dei mattoncini delle case medievali, il rosso dei suoi tetti, le grandi finestre delle case nordiche che chiamano la luce del sole, la cura con la quale si addobba il vivere quotidiano, rallegrato dalla presenza dei fiori sulle finestre e dalle biciclette parcheggiate all’ingresso delle abitazioni; la sua essenza si trova anche nelcontare e osservare una ad una le testine che sui palazzi medievali si pensava tenessero lontane le energie negative, le edicolette religiose aggrappate ai muri degli edifici, le targhe che raffigurano l’identità e le attività delle corporazioni medievali….e poi, ovviamente, le persone e il loro vivere Bruges.
La sera, poi, facciamo incontri con esseri misteriosi che ci scrutano dalla finestra di case avvolte da una tiepida penombra.
A Bruges, quando il sole è abbastanza tiepido, ci si riposa nei caffè in riva al canale, o meglio ancora, si solcano le sue acque tranquille per una passeggiata acquatica che permette di vedere tutto dal basso verso l’alto, e di scoprire angoli nascosti, visibili solo durante la navigazione.
*I cigni ascoltano il sussurro sommesso delle beghine nel loro bosco giallo*
Se vivessi a Bruges, passerei gran parte del mio tempo sulle sponde del Minnewater, meglio conosciuto come Lago dell’amore, per via dell’atmosfera romantica di cui è permeato questo scorcio d’acqua solcato dalle piume dei cigni che ne sono simbolo, come lo sono della città di Bruges. L’autunno è davvero una festa sontuosa per lo sguardo, abbacinato dalla splendente bellezza del foliage: ci si può accomodare su un tappeto dorato a osservare lo scorrere elegante dei cigni sull’acqua, e alzare gli occhi verso i rami grondanti le piccole gocce d’ambrosia che sono le gialle foglie orlate del colore della ruggine.
I cigni hanno da sempre un forte potere incantatorio, forse per la profonda simbologia alla quale sono legati, forse per la suggestione della struggente favola del Lago dei Cigni di Čajkovskij che quasi tutti conserviamo nella memoria. Forse semplicemente perché sono creature di grande bellezza ed eleganza, simili a danzatrici dal collo affusolato e dalle movenze aggraziate, che infondono pace.
Dopo una lunga contemplazione appagata di bellezza, riprendo il cammino, e spendendo solo pochi passi arrivo al Begijnhof (“Beghinaggio”), il palazzo nascosto delle beghine, donne laiche ma dedite a una vita di devozione e castità, che nel 1245 avevano iniziato a vivere qui i loro giorni pii. Qui ora vivono le suore dell’Ordine di San Benedetto; non è difficile scorgere le loro sagome silenziose viaggiare dalla piccola chiesa (piuttosto cupa) alle loro abitazioni, attraversando il cuore giallo che è il boschetto di alti alberi che le collega.
Si può anche visitare una delle abitazioni delle beghine di un tempo (la “Begijnhuisje”), che ora è un piccolo museo che permette di immergersi nell’atmosfera ovattata della vita delle suore laiche di un tempo, dedite alla preghiera e alla contemplazione.
*Merletti e cioccolato, patatine e birra artigianale*
Bruges è città merlettata e di merletti. Apprendo ora, facendo ricerche sulla sua storia, che era stato l’imperatore Carlo V, nella metà del ‘500, a imporre che le donne dei beghinaggi e dei conventi apprendessero l’arte di confezionare merletti. Arte che non ha conosciuto interruzione, come si può capire ogni volta che si incrocia una vetrina che offre bellissimi intrecci di fili di bianco pizzo.
Sembra che in ogni casa di Bruges si trovino splendidi esempi di questa arte antica e delicata.
….e cosa dire del cioccolato di Bruges? il Belgio è una delle patrie del cibo degli dei, che nasce dai semi dell’albero del cacao per deliziare i palati e confortare gli animi di tutto il mondo.
Le strade di Bruges sono affollate di negozi che offrono in vetrina squisitezze a base di cioccolato (e altre dolci leccornie) di ogni forma e dimensione, come nel leggendario Paese della Cuccagna (di cui esiste anche un famoso dipinto, autore il pittore olandese di scuola fiamminga Pieter Bruegel il Vecchio).
Prima di ripartire, ho acquistato dei dolcetti belli da vedere e deliziosi da assaporare, in un negozio della piazza del Burg, la Chocolaterie de Burg; la proprietaria, che ha mostrato tutti i suoi prodotti offrendo anche qualche piccolo assaggio, raccontava di essere stata più volte in Italia, soprattutto sul Lago di Garda, e a Milano per fare acquisti.
A Bruges i piatti da portata dei ristoranti sono fatti d’oro: fuor di metafora, sono molto costosi. Il viaggiatore incallito, che vuole vivere ogni luogo sperimentandone la vita quotidiana, non si lascia scoraggiare, e a Bruges si dirige a Casa Patata (a dispetto del nome, non si tratta di un locale italiano), vicinissimo al Rozenhjoedkaai, dove un altro cibo della tradizione belga, il delizioso tubero della patata, è degnamente celebrato: qui si possono trovare anche dei menù vegani (ad esempio un ottimo burger veg) ai quali abbinare una cascata di patate fritte. Tutto il lavoro è portato avanti da un signore, che all’inizio appare un po’ scorbutico, ma al quale alla fine ci si affeziona.
Le patate del Belgio sono così rinomate perché qui trovano un clima umido e un terreno ricco di sostanze nutrienti.
Ai piedi della Torre Civica si trovano due verdi carretti che vendono patatine fritte fin dal 1897, e che rimangono aperti giorno e notte.
Un avvertimento importante per i vegani: solo a Bruxelles, ho scoperto che molte volte in Belgio le patatine sono cotte nel grasso bovino, che dà loro quel sapore caratteristico facilmente riconoscibile. Informatevi sempre, quindi, in merito alle modalità di cottura.
Facendo una breve digressione, ma rimanendo nell’ambito delle occasioni di mangiare veg ed economico a Bruges, ho adorato il piccolo e raccolto Soup, (in Hallestraat 4, una via interna e laterale al Markt), che offre una piccola scelta di zuppe vegetariane: al pomodoro, alle verdure miste, o ai porri. Io ho provato quella di verdure, piuttosto speziata. Tutte le zuppe sono accompagnate da due fette di pane di integrale, crostini, formaggio grattugiato (che io non ho usato), e una porzione di fettine di ananas, per un totale di 6 euro, pochissimo per un ristorante a Bruges . Aggiungendo 2,50 si mangia anche mezzo panino caldo, e con 5 euro un panino intero, a scelta fra quelli proposti (vegetariani e non).
A Bruges potete trovare i rispettivi musei dedicati agli alimenti più famosi del Belgio: le patatine fritte e il cioccolato, che io non ho però avuto modo di visitare.
Ho avuto invece una piacevolissima esperienza al Bruges Beer Museum , che reca per l’appunto come sottotitolo della sua insegna “The Beer Experience“: durante la visita si raccolgono utili informazioni con l’ausilio di un tablet che legge i codici stampati sui pannelli didascalici, e indossando un paio di cuffie tramite le quali si ascolta una voce registrata che illustra passo per passo la storia della birra, dalle origini ai giorni nostri, e la varietà di birre nel mondo.
Ho imparato molte cose interessanti, fra le quali che nell’antichità la birra veniva preferita all’acqua, spesso insalubre, mentre la birra era ritenuta più salutare perché l’acqua usata per produrla viene preventivamente bollita. Sembra inoltre che la birra abbia proprietà benefiche, per esempio per il mal di testa; da sfatare poi il “mito” che la birra gonfi lo stomaco: succede solo se non viene smaltita, e se la si consuma durante i pasti.
Con il biglietto di ingresso si ha diritto, a conclusione della visita, ad una ricca degustazione di ben tre boccali di birre artigianali belghe, fra le migliori al mondo: fra le altre, ho assaggiato la birra ai frutti rossi, quella alla cannella e al caramello…una vera delizia, che squalifica definitivamente qualsiasi birra industriale.
*Il Markt, cuore di Bruges*
La Piazza del Mercato di Bruges, meglio nota con il nome originale di Grote Markt, rappresenta, insieme al Minnewater, l’emblema della città, e insieme al Burg, è uno degli antichi nuclei medievali di Bruges.
Le passeggiate al tramonto sono le più belle, quando il cielo offre sfumature purpuree e il volo sonoro dei gabbiani si fa più intenso.
La fila di case variopinte nelle sfumature del rosso, del porpora, e del color sabbia, e dai tetti arricciati è un colpo d’occhio che non sfugge nemmeno agli occhi più distratti: le piccole case sembrano sorelle nubili che si tengono a braccetto, osservando passare il mondo davanti a loro, e vagheggiando l’arrivo di un pretendente.
Nel Medioevo il Markt era il centro delle attività commerciali, e gli edifici della piazza erano il fulcro dell’incontro fra persone che offrivano merci, e altre che dalle loro mani le ricevevano; oggi sono caffè e ristoranti per turisti, che, io spero, assaporano il cibo grati di un altro importante nutrimento a loro disposizione: la Bellezza offerta ai loro occhi.
*Bruges dall’alto: la Torre Civica di Belfort*
La Torre Civica Belfort assomiglia a una donna alta e ben piantata, dallo spiccato senso pratico, ma con un fondo nascosto di romanticheria.
Salire i suoi 366 scalini su una scala a chiocciola ripida e sottile potrebbe essere vissuta come una vera e propria ascensione simbolica, come accade ogni volta che si sale sull’alto di una torre o di un campanile provando la sensazione di una visione di insieme: una breve e fulminea illuminazione, un haiku visivo. Durante la salita si può sostare ad alcuni piani, come ad esempio nella camera del tesoro medievale, dove sono conservati l’emblema, il sigillo e la cassa cittadina.
Dall’alto Bruges appare molto più grande di quello che si potrebbe immaginare, con la sua folla di tetti rossi e le arterie d’acqua che li avvolgono d’azzurro. Arrivati in cima, si scoprono anche le due anime della robusta Belfort: la funzione di avvistamento in caso di guerre o incendi, e il suo cuore romantico, espresso dall’antico carillon di 47 campane, che crea una vera e propria magia, tornando a suonare ogni mezz’ora circa. Trovarsi in cima alla torre in quel momento è una grande emozione.
*Suggerimenti su tesori artistici da scoprire*
Bruges è un vero e proprio scrigno d’arte. Ci si potrebbe accontentare di passeggiare nelle stradine di un centro storico medievale fra i meglio conservati, che fa parte del patrimonio Unesco, e respirarne semplicemente l’atmosfera, che cambia con la bruma e con il tepore del sole.
Ci si potrebbe anche avventurare, come sono solita fare io, fuori dai circuiti turistici, per conoscere da vicino la vita quotidiana di chi vive e consuma la città tutti i giorni, e immaginare di essere una di loro. Come quando, una sera, sono andata a cercare un ostello-pub nella Langestraat, frequentato da persone del posto. Oppure si può provare a infilarsi in posti bizzarri, dai quali si uscirà con tanto colore negli occhi e tenerezza nel cuore.
Vale la pena passeggiare sotto le arcate dell’antico mercato del pesce, il Vismarkt, dove, quando non si vende il pesce, vengono allestite bancarelle di bigiotteria e oggettistica.
Ma se la golosità di arte e cultura è gioiosamente strabordante, anche se il tempo è poco, potrà essere appagata dalla visita del Brugse Vrije (un tempo il palazzo di giustizia, ora municipio dalla facciata gotica che si trova nel Burg, l’antica fortezza della città medievale), che al suo interno offre una sontuosità che è davvero un godimento per gli occhi, fra dipinti rinascimentali, un imponente soffitto in legno con le numerose statue intagliate, e il grande camino di pietra nera.
Nel Burg, che è un vero e proprio concentrato di stili architettonici, si può ammirare anche la facciata romanica della Chiesa di San Basilio e la ricca facciata barocca della Prevostura.
Andate a trovare la Madonna con il Bambino di Leonardo da Vinci, custodita nella Chiesa di Nostra Signora (Onze-Lieve-Vrouwekerk), e poi, a pochi passi di distanza, entrate a visitare il Museum St-Janshospitaal, che si trova all’interno di una bella cappella restaurata di un ospedale del 1100, ed è conosciuto soprattutto perché ospita alcune opere di Hans Miemling, donate dal pittore come ringraziamento, dopo essere stato curato qui. L’antico Ospedale di San Giovanni (XIII-XIV secolo) era visitato da pellegrini, viaggiatori, e molti malati che ricevevano le cure dei religiosi, o arrivavano qui per concludere la loro vita in un luogo di pace. Molto interessante la farmacia del XVII secolo, e il giardino delle erbe.
C’è bisogno di raccomandare una scorpacciata di arte fiamminga? Il Groeningemuseum, che Profondo Viaggio ha già presentato in un articolo precedente, aspetta anche la vostra visita: basta attraversare un piacevole cortile per immergersi nel piccolo tempio dell’arte regina delle Fiandre.
*Una stanza nel medioevo – dormire a Bruges *
Viaggio insieme a mia mamma: l’appuntamento con Bruges era stato fissato già tempo prima, poi rimandato. Abbiamo deciso di unire la visita di Bruges a quella della capitale del Belgio, Bruxelles, dove atterriamo con il nostro volo Ryanair.
Dopo attente valutazioni, abbiamo deciso di cominciare con la scoperta di Bruges, per poi trascorrere a Bruxelles gli ultimi due giorni, prima di ripartire per l’Italia.
Cercando un posto dove dormire a Bruges, mi sono imbattuta in un articolo di viaggio che parlava del bed & breakfast Koen & Annemie Dieltiens-Debruye, nel centro della cittadina, e guardando le foto, che raccontavano di un luogo sospeso nel tempo, ho interrotto le mie ricerche: sentivo di avere trovato casa a Bruges.
Il b&b Dieltiens-Debruye è una piccola e suggestiva casa su due piani nel cuore medievale di Bruges, a pochi passi a piedi dal centro storico, dal Burg e dal Markt, l’antica piazza del mercato, la cui immagine è diventata l’icona di Bruges per i viaggiatori di tutto il mondo. Le camere per gli ospiti, semplici e raffinate, si trovano al secondo e terzo piano, e la colazione è servita nella sala da pranzo al piano terra, ricca di oggetti d’arte, dipinti alle pareti, e tesori di viaggio.
Al nostro arrivo abbiamo intravisto, oltre la porta che collega l’area dedicata agli ospiti con lo spazio privato dei proprietari, un giardino delizioso, sicuramente l’angolo di pace di Annemie e di suo marito Koen. Salire sulla scala a chiocciola che porta alla camera da letto è sempre una piccola piacevole “arrampicata”: ho sempre amato le scale a chiocciola, forse perché mi ricordano la forma a spirale, che ha un profondo significato esoterico.
La vista dalla finestra è un piccolo quadro appeso a una fetta di cielo, che mi ricorda, la mattina al risveglio, e la sera prima di andare a dormire, che sono in un paese fiammingo. Come in un dipinto, appunto.
La colazione è preparata ogni mattina dalla signora Annemie, che allestisce un tavolo imbandito ( pane e marmellata, succo di frutta, cereali, frutta…fra le scelte adatte per una dieta vegana), al quale ci si siede insieme ad altri viaggiatori con i quali si può scambiare qualche chiacchiera dal sapore internazionale, mentre si sorseggia un the o un caffé, e si gustano i piatti preparati per tutti i gusti, immersi in un’atmosfera di grande fascino, che permette di calarsi nella dimensione del vivere quotidiano in una casa delle Fiandre.
Se avrete la fortuna di trascorrere qualche giorno a Bruges, non cercate oltre: la gentile signora Annemie (che studia italiano) vi aspetta nella sua splendida dimora, e vi sarà d’aiuto anche per suggerimenti di itinerari e percorsi nella sua Bruges incantata.
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Prima di partire – Informazioni pratiche e curiosità storiche su Bruges e le Fiandre:
https://www.visitbruges.be/en
http://www.visitflanders.com/it/destinazioni/bruges/
In viaggio da Bruxelles a Bruges:
Facendo una ricerca sul forum di viaggi dedicato al Belgio sul sito di Tripadvisor, dove ho creato un account personale, ho scoperto che dall’aereoporto di Bruxelles Charleroi parte una navetta che porta direttamente a Bruges: i biglietti si possono prenotare e acquistare online, risparmiando qualcosa, oppure acquistare allo sportello, appena fuori dall’aereoporto. Il viaggio si rivelerà più lungo del previsto, e ora, a ragion veduta, mi sento di consigliare l’alternativa del treno da Bruxelles città, più veloce ed economico.