Tre giorni, due notti.
Immersione nella calma imperturbabilità dell’impermanenza.
Il corpo si scioglie nella stanchezza, mentre l’anima ascolta, tranquilla.

In silenzio.

I rintocchi della mezzanotte dell’ultimo giorno dell’anno sono 108, precedono e seguono il suono del Silenzio.
L’ho sentito forte, di notte, allargando le braccia e comunicando la mia presenza in-accoglienza.

Il primo giorno di quello a cui diamo il nome di 2016 inizia chiaro, lieve nella sua frescura di nuovo nato.

Quando la notte, rotolandosi nelle sue lenzuola, esplode morbida nella mattina seguente, l’espressione sul volto del nuovo giorno è mutata. Né migliore, né peggiore. 
E’. 
E così lo accogliamo, nella sua diversa bellezza.


Così apprendo la calma lieve dello scorrere dell’acqua, che irriga anche i nostri corpi di umani.

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